APPELLO CONTRO LE ESTERNALIZZAZIONI E IL PRECARIATO
NO ALLA FLESSIBILITA' DEL LAVORO INTESA COME LEGITTIMAZIONE ALLA PRECARIETA' ESISTENZIALE
giovedì 30 maggio 2013
ALLE AMMINISTRATIVE DI ROMA IL FLOP L'HANNO FATTO pd E pdl
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domenica 19 maggio 2013
26 e 27 MAGGIO 2013 - ELEZIONI AMMISTRATIVE A ROMA - CANDIDATURA A CONSIGLIERE MUNICIPALE NUOVO VII MUNICIPIO (ex "IX" + ex "X")
Mi candido Consigliere Municipale al nuovo VII Muncipio di Roma (ex "IX" + ex "X") alle prossime elezioni amm.ve di Roma 2013.
Nel Movimento 5 Stelle le funzioni dei Cittadini candidati eletti –a differenza degli obsoleti partiti-, non limita né circoscrive la lotta alle sole aree dove si è designati MA DOVUNQUE OCCORRA.
La caratteristica della Democrazia Partecipata intravede proprio in questo ruolo, il collegamento primario tra la CITTADINANZA e i CITTADINI ELETTI AL PARLAMENTO.
Chiedo la Tua preferenza e la Tua Partecipazione per modificare il malsano ordine delle priorità che il sistema impone ai cittadini.
Lo Stato e le Istituzioni devono lavorare esclusivamente per il benessere del cittadino.
L'Italia e soprattutto gli Italiani, per colpa dell'ingordigia dei partiti, dei sindacati filogovernativi, delle colluse lobbies, delle Banche e di una errata e quanto mai approssimativa e sospetta europeizzazione, è ridotta alla fame ed alla desertificazione industriale.
Il Movimento 5 Stelle non chiede solo il Tuo Voto, ma chiede la Tua preziosa partecipazione.
Contribuisci assieme al sottoscritto a riappropriarti:
del Territorio dove Tu vivi
del Comune dove Tu sei nato
del Tuo Futuro
Nel Programma Municipale del nuovo VII Municipio, il mio contributo ha individuato nell’Ambiente una particolare attenzione sui rischi e sulla prevenzione da:
AMIANTO ed ELETTROSMOG
Oltre alla stesura di queste due importantissime tematiche, a parte, ho pubblicato un elenco ed alcuni aggiornamenti sulla pericolosa presenza dell’ARSENICO nelle Acque Minerali Italiane.
martedì 29 gennaio 2013
TRA IL DIRE E IL FARE... LA DIFFERENZA LA FA IL MOVIMENTO 5 STELLE
"NESSUN FINANZIAMENTO
NESSUN PRIVILEGIO
NESSUNA PROVINCIA
NESSUN CONDANNATO
NESSUN POLITICANTE"
lunedì 28 gennaio 2013
IN EUROPA SI NAZIONALIZZANO LE BANCHE. IN ITALIA INIZIAMO DAL MONTE DEI PASCHI DI SIENA
SIENA: L’ALLEGORIA DEL BUON GOVERNO
ED IL SUO CONTRARIO
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f.i.p. 28/01/2013
ED IL SUO CONTRARIO
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“La scelta di Mussari è destinata a dare maggiore dinamismo e aggressività all'associazione bancaria italiana, non solo per ragioni caratteriali e anagrafiche ma anche per la complessità che il settore del credito deve affrontare, non solo sul mercato nazionale ma anche europeo e globale, dalla grande crisi che non può dirsi ancora definitivamente alle spalle, alle pressioni dei governi nazionali ma anche delle istituzioni
“La scelta di Mussari è destinata a dare maggiore dinamismo e aggressività all'associazione bancaria italiana, non solo per ragioni caratteriali e anagrafiche ma anche per la complessità che il settore del credito deve affrontare, non solo sul mercato nazionale ma anche europeo e globale, dalla grande crisi che non può dirsi ancora definitivamente alle spalle, alle pressioni dei governi nazionali ma anche delle istituzioni
comunitarie sul settore bancario a cui si chiede di restituire ed "emanciparsi" dagli aiuti pubblici ricevuti nel pieno della crisi”.
Giuseppe Chiellino, Il Sole 24 Ore, 23/6/2010, in occasione del 1^ mandato di Mussari a presidente ABI
Crediamo sia a tutti evidente, oggi, che la necessità di “emanciparsi” dagli aiuti pubblici non avrebbe dovuto consigliare all’ABI di affidarsi proprio a questo avvocato penalista, diventato banchiere solo per la sua assoluta e indiscussa obbedienza al PD, che prima come Pci e poi come D.S., da 60 anni, controlla tutto quello che avviene a Siena ed in particolare nel Monte dei “Fiaschi”. Tra l’altro risulta che Mussari, l’uomo che in allegra compagnia ha distrutto una banca con sei secoli di storia, abbia girato in 10 anni quasi 700.000 euro nelle casse del partito: le porte girevoli tra politica e banche portano denaro su entrambi i versanti! Lo sanno anche gli altri partiti, naturalmente: basta ricordare il crack Credieuronord per mano Lega Nord e il pasticcio Credito Cooperativo Fiorentino del coordinatore Pdl Denis Verdini…
Alla fine Mussari ha dovuto dimettersi anche dal’ABI, dove era stato “promosso” per toglierlo da un ruolo operativo che l’aveva visto combinare solo disastri: l’emergere degli scandali “Santorini” (derivati con Deutsche Bank) e Alexandria (derivati con Nomura) hanno dato il colpo di grazia alla sua credibilità. Sarebbe tuttavia sbagliato (e comodo per molti) buttare la croce solo sul capro espiatorio di turno: le responsabilità sono collettive, di sistema, coinvolgono tutti. Coinvolgono i banchieri (che, infatti, l’hanno promosso a loro capo, riconfermato per un secondo mandato e difeso fino all’ultimo respiro). Coinvolgono le autorità di vigilanza, che pur di difendere l’italianità delle banche hanno consentito, favorito e coperto scelte sbagliate e dannose, a partire dalle fusioni. Coinvolgono i politici, che hanno fatto le leggi per privatizzare le banche e dare ai loro manager carta bianca, subordinando il bene pubblico alle esigenze della finanza. Coinvolgono i sindacalisti, che hanno difeso, lodato, controfirmato l’operato di Mussari, per garantire il consenso sociale (in rappresentanza dei lavoratori del settore) alle politiche di feroce ristrutturazione dei rapporti di lavoro. Non a caso Mussari li ha ringraziati solennemente, all’assemblea ABI del luglio scorso, per il CCNL gentilmente firmato, come abbiamo ricordato nell’ultimo numero di Bancarotta (n. 13, gennaio 2013).
Nel polverone sollevato dopo le dimissioni di Mussari c’è molta strumentalizzazione politica, per incidere sul voto (come la pubblicazione, in passato, delle intercettazioni su BNL all’allora segretario dei D.S. Piero Fassino, quello del: ”Abbiamo una banca?”). Però noi abbiamo la memoria lunga e ci fanno accapponare la pelle le prese di distanza dell’ultima ora, quando la barca comincia ad affondare e allora tutti fingono di cadere dal pero. “Bancari licenziati da banchieri inquisiti?” titolavamo un nostro volantino, dedicato a Mussari, ma anche a Ponzellini (un banchiere agli arresti domiciliari, autore dell’affondamento di BPM), a Passera (banchiere-ministro inquisito per falso in bilancio e frode fiscale), a Profumo (che è inquisito per gli stessi reati, ma anche seduto sulla poltrona di Presidente del Monte dei “Fiaschi” in qualità di moralizzatore e risanatore).
Ora bisogna fare chiarezza e pretendere una corretta attribuzione delle responsabilità. Nessuno può negare che la banca sia stata gestita dal P.D. e dai suoi esponenti, né che il calo di immagine derivi dal collocamento di prodotti truffaldini come MyWay, ForYou o Casaforte (tollerati da Consob e Bankit). Nessuno può negare che la rovina sia cominciata con l’acquisto di Banca 121 ed esplosa con l’acquisizione di Antonveneta. I 10 miliardi pagati per cassa al Santander in questa operazione rovinosa potevano sembrare un semplice abbaglio di dirigenti incapaci: ora circola anche l’ipotesi che una bella fetta (si parla di 1-1,5 miliardi di euro) potrebbe essere finita a Londra, in giri strani di tangenti, pagate alla massoneria, al partito o
convertita in premi occulti a dirigenti della banca stessa. Che sia una forma originale di sistema incentivante?
Su “La Stampa” Massimo Mucchetti, candidato P.D. e autorevole giornalista economico, ha fatto un’interessante dichiarazione: "il vero problema c'è stato quando il controllo è diventato locale, perché si è innescato un circuito pericoloso: i sindacati della banca decidevano di fatto i vertici di Provincia e Comune di Siena, quei rappresentanti politici nominavano poi gli esponenti della Fondazione MPS che a sua volta decideva chi guidava la banca".
Fatto salvo che il problema non è solo “locale”, è evidente come l’intreccio consociativo tra le parti sociali abbia fatto venir meno qualunque forma di controllo e lasciato i manager del tutto liberi di fare ciò che volevano, una volta protetti (beninteso) gli interessi dei rappresentanti sindacali “mandatari”.
Adesso la banca vive i momenti più difficili della sua storia e, mentre tutti si voltano dall’altra parte fingendo di non vedere, i costi del risanamento sono scaricati in pieno sui lavoratori. Il nuovo management è stato fatto arrivare “da fuori”, arruolando come Presidente un disoccupato di lusso come Alessandro Profumo, come D.G. il sanguigno (o sanguinario?) Fabrizio Viola, proveniente dalla BPER e come capo del personale Ilaria Dalla Riva, una manager che viene da settori “industriali”: TNT Logistics, Ceva Logistics e poi Sky Italia.
Il nuovo vertice ha chiesto di esternalizzare migliaia di lavoratori, ha disdettato gli accordi integrativi e fatto salire alle stelle le pressioni commerciali, con ovvie conseguenze sul clima aziendale. Nonostante scioperi e mobilitazioni, le posizioni dell’azienda non sono cambiate.
Prima di Natale si è arrivati ad un accordo separato siglato da Fabi-Fiba-Uilca-Ugl, che prevede la vendita di attività di back office con 1.100 addetti inclusi, un piano esodi per 1.000 lavoratori ed il sostanziale azzeramento del contratto integrativo. La faccia tosta dei sindacati firmatari arriva a dare per approvato l’accordo con il 93% dei consensi, ma senza fornire alcun dato sul numero di lavoratori consultati! La Fisac invece, che non ha firmato l’accordo, sostiene di avere consultato 6.800 lavoratori in 154 assemblee certificate, in cui sono stati registrati 6.300 no all’accordo (il 94%)!
E’ evidente che gli ultimi sviluppi della vicenda rischiano di rincarare il prezzo che i lavoratori dovranno pagare per uscire da questa situazione. E’ in gioco il loro futuro, il loro posto di lavoro, le certezze che hanno sempre considerato come acquisite. Al loro posto, potremmo esserci noi tutti.
Dobbiamo quindi sviluppare sulla vicenda Monte Paschi una straordinaria campagna di informazione e di solidarietà tra noi lavoratori, le vere vittime designate di tutta questa situazione.
Si deve evitare lo smembramento della banca, la riduzione delle attività, il ridimensionamento del perimetro occupazionale. Il salvataggio patrimoniale deve passare inevitabilmente attraverso l’intervento pubblico sotto la forma della nazionalizzazione, anziché prendere la strada del prestito oneroso, che non consente allo stato alcun ruolo di indirizzo e impone ai manager una selvaggia politica di riduzione del personale e di spolpamento della clientela, da realizzarsi oltretutto in un arco temporale ristretto.
Occorre invece partire da Siena per riflettere sul carattere fallimentare delle privatizzazioni bancarie, sul ruolo fondamentale del credito per finalità pubbliche, di sostegno, indirizzo e rilancio di un’economia sana, etica, sostenibile. Una funzione sociale insostituibile che ci fa riprendere il vecchio e sempre valido adagio: “La banca? Un mestiere troppo delicato per lasciarlo fare ai banchieri!”.
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f.i.p. 28/01/2013
domenica 19 febbraio 2012
Dismissione Splinder
A causa della dismissione di Splinder, il Blog "Modifica-art2112cc.blogspot.com" ritrova sulla piattaforma Blogger la sua unica attività.
Purtroppo il materiale prodotto su Splinder non è stato possibile trasferirlo su queste pagine anche se materialmente siamo in condizioni di riprodurlo... al momento su carta, in futuro forse su Blogger.
lunedì 8 febbraio 2010
IL BLOG SI E' TRASFERITO www.modificaarticolo2112codi.splinder.com
IL BLOG, I COMMENTI E MULTIMEDIA SONO DISPONIBILI AL SEGUENTE INDIRIZZO
WWW.MODIFICAARTICOLO2112CODI.SPLINDER.COM
WWW.MODIFICAARTICOLO2112CODI.SPLINDER.COM
lunedì 3 dicembre 2007
I LAVORATORI INDEBOLITI DA AZIENDALISMO E FILO-AZIENDALISMO
In Italia, i Lavoratori, la Società e la politica sono da sempre orfane di una unità di fatto.
Lobby di settore e interessi politici avvezzi alle “dinamiche di scambio” favoriscono il fenomeno.
Conseguentemente, la “Lungimiranza”, la prima tra le sane doti coltivate dai grandi popoli non è appannaggio della cultura del nostro Paese.
Peraltro lo sviluppo ingabbiato e legato al palo dagli interessi di "potere", sebbene viviamo in uno Stato e in un sistema totalmente immerso nell’era della Globalizzazione, lottizza e reprime gli investimenti a lungo termine e i piani industriali forieri di sacro lavoro e salario sicuro, restano parole utilizzate solo per la propaganda elettorale.
Prevale invece l’avventatezza imprenditoriale, che con leggerezza e imprudenza trasporta l’intero Paese alle soglie del baratro di una imminente Crisi Sociale.
Come ciclicamente è avvenuto in passato, Stato, Politica ed Economia mal si prestano a riconoscere l’integrità oggettiva del lavoro svolto dal prestatore d’opera, trascurandone volutamente la prioritaria Valenza Sociale che essa invece ricopre.
Lobby di settore e interessi politici avvezzi alle “dinamiche di scambio” favoriscono il fenomeno.
Conseguentemente, la “Lungimiranza”, la prima tra le sane doti coltivate dai grandi popoli non è appannaggio della cultura del nostro Paese.
Peraltro lo sviluppo ingabbiato e legato al palo dagli interessi di "potere", sebbene viviamo in uno Stato e in un sistema totalmente immerso nell’era della Globalizzazione, lottizza e reprime gli investimenti a lungo termine e i piani industriali forieri di sacro lavoro e salario sicuro, restano parole utilizzate solo per la propaganda elettorale.
Prevale invece l’avventatezza imprenditoriale, che con leggerezza e imprudenza trasporta l’intero Paese alle soglie del baratro di una imminente Crisi Sociale.
Come ciclicamente è avvenuto in passato, Stato, Politica ed Economia mal si prestano a riconoscere l’integrità oggettiva del lavoro svolto dal prestatore d’opera, trascurandone volutamente la prioritaria Valenza Sociale che essa invece ricopre.
Anche la tecnologia e il continuo progresso dei sistemi informativi e di supporto accrescono il problema, perchè mal gestiti finiscono per apportare sviluppi negativi nei comparti di settore.
Infatti se a questo aggiungiamo l'introduzione di figure professionali atipiche in particolari "gabbie" create ad hoc all'interno dei contratti nazionali di categoria (Parti Speciali), è consequenziale a tali espedienti la perdita delle tutele che rendono ancor meno forti le roccaforti contrattuali sia dei lavoratori "tradizionali" sia degli stessi giovani assunti con contratti flessibili.
I tavoli, gli accordi e le concertazioni alla fine divengono ad esclusivo vantaggio dei capitani d’industria che una volta raggiunto l’immediato obiettivo, dimenticano i patti e ben presto continuano irrefrenabilmente a chiedere ulteriori e unilaterali vantaggi.
Per giunta oggi è molto diffuso coltivare la sudditanza filo-aziendalistica, anche da parte del ceto medio, della gente comune, di tanti lavoratori, di non pochi sindacalisti e di profonde tendenze neoliberiste che minano trasversalmente anche i partiti della sinistra, dimenticando che tali effetti, sono il campanello d’allarme al quale oggi solo una parte di noi porge la massima attenzione.
Ciò rappresenta non solo l’habitat decadente nel quale le Parti sociali “concertano” il nostro futuro, ma ne prefigura la sconfitta sia a livello strategico che tattico, ancor prima di “scendere in piazza”.
Anteporre alle rivendicazioni dei Lavoratori, le logiche padronali è un grossolano errore nel quale nessun difensore che come tale si ritenga, dovrebbe mai incorrere.
Sulle note stonate di questa considerazione indotta da chi, a torto o a ragione sarebbe auspicabile che rinunciasse al ruolo che mal gli si addice, non è raro ascoltare frasi fino all’inverosimile, allorquando nonostante terroristiche circolari aziendali e comunicazioni alle RSA, enunciano chiaramente il taglio di personale, mobilità, trasferimenti, indecentemente indorati da “provvidenze economiche” da riconoscere al personale interessato alla riorganizzazione, impudentemente ai Lavoratori gli si viene a dire:
“L’azienda lo può fare”;
“Sebbene l’Azienda goda di ottima salute, se vuole può mandare tutti a casa”;
“Non alziamo troppo la voce altrimenti l’Azienda potrebbe anche chiudere”;
“Nel rinnovo contrattuale non chiediamo, altrimenti potremmo perdere il lavoro”.
A dire di questi, i contratti nazionali di categoria, i contratti integrativi aziendali e le leggi a tutela dei lavoratori, sarebbero poco più di carta straccia e non rappresenterebbero alcun freno alle aberranti intenzioni padronali, come riportano i bellicosi comunicati di tante imprese presenti sul territorio nazionale, che ciclicamente come “una perenne goccia cinese” reclamano la riduzione dei costi chiedendo il taglio del personale nonostante i cospicui introiti di bilancio.
Ridurre a tali ragionamenti le nostre aspettative future per la certezza del lavoro, equivale ad una resa inammissibile dei Salariati di tutt’Italia.
Chi prosegue su questa finta analisi non è più scusabile.
Chi cede il terreno dei diritti dei Lavoratori non è credibile.
Chi persevera su questa linea, inganna i Lavoratori.
Chi è realmente convinto di quanto afferma deve necessariamente cambiare sponda e spogliarsi di ruoli a cui non crede.
AL bando le incertezze.
In tutti gli ambiti possibili, chi rappresenta i Lavoratori, d’ora in poi dovrà non solo difendere ma riconquistare le posizioni di diritto ingiustamente sottratte ai Lavoratori: il Diritto al Lavoro Stabile e Dignitoso.
Rimuovere dal patrimonio culturale dei Lavoratori l’anima egemone della “Lotta”, della rivendicazione al diritto al lavoro, di un adeguato stipendio e di quant’altro tendente a favorire la difesa dei diritti inalienabili, conquistati con “100 anni della Nostra Storia”, giova esclusivamente alle pretese di confindustria che senza colpo ferire e consapevole di una arrendevole difesa, con il tempo pretenderà di far prevalere le esclusive logiche neoliberiste che giorno dopo giorno deturpano il palcoscenico dagli investimenti del nostro paese.
La dislocazione degli stabilimenti all’estero, il ricorso ai frequenti trasferimenti d’azienda o rami d’azienda agli «appaltatori di fiducia» che il più delle volte sono società di capitali, allo scopo costituite e/o partecipate dallo stesso cedente, che celano assai spesso criptiche manovre di licenziamenti collettivi, producono solo l’infoltimento delle schiere dei Giovani Precari, e gli ingannevoli e strumentali espedienti delle Esternalizzazioni.
Occorre un immediato richiamo all’orgoglio dei Lavoratori, emulando e citando a ricordo i tanti che hanno lottato fino allo stremo le 1000 battaglie del XX secolo e che ci hanno lasciato una eredità da non dimenticare, da non trascurare, da non svendere, da non alienare.
E’ inevitabile risalire la china, acquistare nuovamente la Forza che solo la partecipazione costante delle masse consente di raggiungere il fine comune:
LA SALVAGUARDIA DEL POSTO DI LAVORO
L’ANNULLAMENTO DELLA LEGGE 30 E DEI RISPETTIVI DECRETI ATTUATIVI
IL RIPRISTINO DELLE ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO
Emuliamo il popolo Francese che è sceso in piazza e ha movimentato Milioni e Milioni di Lavoratori contro le politiche minacciose degli interessi del popolo, da qualunque ambito politico esse provengano.
Recuperiamo il Carattere e la Dignità di tutti i LAVORATORI.
Non permettiamo di essere svenduti e derubati della nostra professionalità e dei nostri diritti.
Difendiamo anche il benessere raggiunto, ma non dimentichiamo che esso è un puro fenomeno inerziale e temporaneo, volutamente concesso dall’economia di mercato e dal bombardante potere mediatico, tendenti a focalizzare le nostre attenzioni altrove per impoverire le nostre difese che negli ultimi vent’anni abbiamo sempre più dimenticato essere le nostre sole ed esclusive forme di salvaguardia e sostegno:
LA SOLIDARIETA’ E LA PARTECIPAZIONE TRA I LAVORATORI.
Forgiamo la nostra linea di difesa con la preparazione adeguata.
Lo Statuto dei Lavoratori seppure mal si presta ai moderni e taglienti pacchetti normativi neoliberisti è uno strumento che tutti i lavoratori dovrebbero conoscere, così come la Legge 223 del 1991 che norma la riduzione del personale, la cassa integrazione, la mobilità, etc., etc. e l’Art. 2112 del C.C. che regola i Trasferimenti d’Azienda e/o rami d’Azienda.
Il Sindacato sebbene strenuo e legittimo difensore dei “Salariati”, senza la ferma volontà, la convincente forza e l’immediato sostegno dei Lavoratori non riuscirebbe più a vincere contro un nemico sempre più agguerrito e potente.
E’ necessario l’apporto di tutti
Senza lo spirito forte della solidarietà tra i LAVORATORI, senza il legame autorevole e rappresentativo del Sindacato che deve saper nuovamente cogliere dalla BASE le rivendicazioni da promuovere e portare avanti incondizionatamente a totale vantaggio dei Salariati d’Italia, il Lavoratore diverrà sempre più arrendevole alla mercè delle Aziende e alle logiche d’Impresa
Per evitare tutto questo e impedire il coinvolgimento inconsapevole dei Lavoratori alle logiche filo-imprenditoriali, è indispensabile che tra i LAVORATORI torni a prevalere il forte spirito della solidarietà che abbinato all’apporto dell’organizzazione sindacale contribuirà ad individuare nuove forme di lotta e partecipazione a sostegno delle imminenti “battaglie" che verranno.
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