Dai verbali dell'audizione italiana, emerge con chiarezza "l'incompatibilità" delle riforme del Governo Berlusconi rispetto alla Convenzione 122 sulle politiche del lavoro.
La Convenzione impone agli Stati membri l'adozione di "programmi diretti a realizzare un impiego pieno, produttivo e liberamente scelto" e in generale "l'elevazione dei livelli di vita, attraverso la lotta alla disoccupazione e la garanzia di un salario idoneo".
Invece, secondo la Commissione composta da 20 giuslavoristi di tutto il mondo, "l'unico fine perseguito dal vecchio governo è la liberalizzazione del mercato del lavoro secondo un modello di contrattazione sempre più indvidualizzata, a discapito di politiche territoriali di sviluppo nel'industria e nella ricerca, fondamentali per assicurare competitività nei settori innovativi, anzichè cercare di competere con le economie emergenti sul costo del lavoro".
La Commissione Internazionale dopo aver ascoltato i Sindacati e imprese e dopo la valutazione della Legge 30 e dlle sue forme contrattuali ha dato le sue indicazioni individuando alcune priorità da seguire per rimediare ai danni dell'ultima riforma - Legge n.30 del 14 Febbraio 2003 - e rispettare la Convenzione 122.
In sintesi è stato richiesto:
"un ritorno alla centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato come forma tipica di occupazione", attraverso una concertazione che vada a beneficio dei lavoratori, in termini di condizioni salariali e di vita, e non solo delle imprese.
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