In Italia, i Lavoratori, la Società e la politica sono da sempre orfane di una unità di fatto.
Lobby di settore e interessi politici avvezzi alle “dinamiche di scambio” favoriscono il fenomeno.
Conseguentemente, la “Lungimiranza”, la prima tra le sane doti coltivate dai grandi popoli non è appannaggio della cultura del nostro Paese.
Peraltro lo sviluppo ingabbiato e legato al palo dagli interessi di "potere", sebbene viviamo in uno Stato e in un sistema totalmente immerso nell’era della Globalizzazione, lottizza e reprime gli investimenti a lungo termine e i piani industriali forieri di sacro lavoro e salario sicuro, restano parole utilizzate solo per la propaganda elettorale.
Prevale invece l’avventatezza imprenditoriale, che con leggerezza e imprudenza trasporta l’intero Paese alle soglie del baratro di una imminente Crisi Sociale.
Come ciclicamente è avvenuto in passato, Stato, Politica ed Economia mal si prestano a riconoscere l’integrità oggettiva del lavoro svolto dal prestatore d’opera, trascurandone volutamente la prioritaria Valenza Sociale che essa invece ricopre.
Lobby di settore e interessi politici avvezzi alle “dinamiche di scambio” favoriscono il fenomeno.
Conseguentemente, la “Lungimiranza”, la prima tra le sane doti coltivate dai grandi popoli non è appannaggio della cultura del nostro Paese.
Peraltro lo sviluppo ingabbiato e legato al palo dagli interessi di "potere", sebbene viviamo in uno Stato e in un sistema totalmente immerso nell’era della Globalizzazione, lottizza e reprime gli investimenti a lungo termine e i piani industriali forieri di sacro lavoro e salario sicuro, restano parole utilizzate solo per la propaganda elettorale.
Prevale invece l’avventatezza imprenditoriale, che con leggerezza e imprudenza trasporta l’intero Paese alle soglie del baratro di una imminente Crisi Sociale.
Come ciclicamente è avvenuto in passato, Stato, Politica ed Economia mal si prestano a riconoscere l’integrità oggettiva del lavoro svolto dal prestatore d’opera, trascurandone volutamente la prioritaria Valenza Sociale che essa invece ricopre.
Anche la tecnologia e il continuo progresso dei sistemi informativi e di supporto accrescono il problema, perchè mal gestiti finiscono per apportare sviluppi negativi nei comparti di settore.
Infatti se a questo aggiungiamo l'introduzione di figure professionali atipiche in particolari "gabbie" create ad hoc all'interno dei contratti nazionali di categoria (Parti Speciali), è consequenziale a tali espedienti la perdita delle tutele che rendono ancor meno forti le roccaforti contrattuali sia dei lavoratori "tradizionali" sia degli stessi giovani assunti con contratti flessibili.
I tavoli, gli accordi e le concertazioni alla fine divengono ad esclusivo vantaggio dei capitani d’industria che una volta raggiunto l’immediato obiettivo, dimenticano i patti e ben presto continuano irrefrenabilmente a chiedere ulteriori e unilaterali vantaggi.
Per giunta oggi è molto diffuso coltivare la sudditanza filo-aziendalistica, anche da parte del ceto medio, della gente comune, di tanti lavoratori, di non pochi sindacalisti e di profonde tendenze neoliberiste che minano trasversalmente anche i partiti della sinistra, dimenticando che tali effetti, sono il campanello d’allarme al quale oggi solo una parte di noi porge la massima attenzione.
Ciò rappresenta non solo l’habitat decadente nel quale le Parti sociali “concertano” il nostro futuro, ma ne prefigura la sconfitta sia a livello strategico che tattico, ancor prima di “scendere in piazza”.
Anteporre alle rivendicazioni dei Lavoratori, le logiche padronali è un grossolano errore nel quale nessun difensore che come tale si ritenga, dovrebbe mai incorrere.
Sulle note stonate di questa considerazione indotta da chi, a torto o a ragione sarebbe auspicabile che rinunciasse al ruolo che mal gli si addice, non è raro ascoltare frasi fino all’inverosimile, allorquando nonostante terroristiche circolari aziendali e comunicazioni alle RSA, enunciano chiaramente il taglio di personale, mobilità, trasferimenti, indecentemente indorati da “provvidenze economiche” da riconoscere al personale interessato alla riorganizzazione, impudentemente ai Lavoratori gli si viene a dire:
“L’azienda lo può fare”;
“Sebbene l’Azienda goda di ottima salute, se vuole può mandare tutti a casa”;
“Non alziamo troppo la voce altrimenti l’Azienda potrebbe anche chiudere”;
“Nel rinnovo contrattuale non chiediamo, altrimenti potremmo perdere il lavoro”.
A dire di questi, i contratti nazionali di categoria, i contratti integrativi aziendali e le leggi a tutela dei lavoratori, sarebbero poco più di carta straccia e non rappresenterebbero alcun freno alle aberranti intenzioni padronali, come riportano i bellicosi comunicati di tante imprese presenti sul territorio nazionale, che ciclicamente come “una perenne goccia cinese” reclamano la riduzione dei costi chiedendo il taglio del personale nonostante i cospicui introiti di bilancio.
Ridurre a tali ragionamenti le nostre aspettative future per la certezza del lavoro, equivale ad una resa inammissibile dei Salariati di tutt’Italia.
Chi prosegue su questa finta analisi non è più scusabile.
Chi cede il terreno dei diritti dei Lavoratori non è credibile.
Chi persevera su questa linea, inganna i Lavoratori.
Chi è realmente convinto di quanto afferma deve necessariamente cambiare sponda e spogliarsi di ruoli a cui non crede.
AL bando le incertezze.
In tutti gli ambiti possibili, chi rappresenta i Lavoratori, d’ora in poi dovrà non solo difendere ma riconquistare le posizioni di diritto ingiustamente sottratte ai Lavoratori: il Diritto al Lavoro Stabile e Dignitoso.
Rimuovere dal patrimonio culturale dei Lavoratori l’anima egemone della “Lotta”, della rivendicazione al diritto al lavoro, di un adeguato stipendio e di quant’altro tendente a favorire la difesa dei diritti inalienabili, conquistati con “100 anni della Nostra Storia”, giova esclusivamente alle pretese di confindustria che senza colpo ferire e consapevole di una arrendevole difesa, con il tempo pretenderà di far prevalere le esclusive logiche neoliberiste che giorno dopo giorno deturpano il palcoscenico dagli investimenti del nostro paese.
La dislocazione degli stabilimenti all’estero, il ricorso ai frequenti trasferimenti d’azienda o rami d’azienda agli «appaltatori di fiducia» che il più delle volte sono società di capitali, allo scopo costituite e/o partecipate dallo stesso cedente, che celano assai spesso criptiche manovre di licenziamenti collettivi, producono solo l’infoltimento delle schiere dei Giovani Precari, e gli ingannevoli e strumentali espedienti delle Esternalizzazioni.
Occorre un immediato richiamo all’orgoglio dei Lavoratori, emulando e citando a ricordo i tanti che hanno lottato fino allo stremo le 1000 battaglie del XX secolo e che ci hanno lasciato una eredità da non dimenticare, da non trascurare, da non svendere, da non alienare.
E’ inevitabile risalire la china, acquistare nuovamente la Forza che solo la partecipazione costante delle masse consente di raggiungere il fine comune:
LA SALVAGUARDIA DEL POSTO DI LAVORO
L’ANNULLAMENTO DELLA LEGGE 30 E DEI RISPETTIVI DECRETI ATTUATIVI
IL RIPRISTINO DELLE ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO
Emuliamo il popolo Francese che è sceso in piazza e ha movimentato Milioni e Milioni di Lavoratori contro le politiche minacciose degli interessi del popolo, da qualunque ambito politico esse provengano.
Recuperiamo il Carattere e la Dignità di tutti i LAVORATORI.
Non permettiamo di essere svenduti e derubati della nostra professionalità e dei nostri diritti.
Difendiamo anche il benessere raggiunto, ma non dimentichiamo che esso è un puro fenomeno inerziale e temporaneo, volutamente concesso dall’economia di mercato e dal bombardante potere mediatico, tendenti a focalizzare le nostre attenzioni altrove per impoverire le nostre difese che negli ultimi vent’anni abbiamo sempre più dimenticato essere le nostre sole ed esclusive forme di salvaguardia e sostegno:
LA SOLIDARIETA’ E LA PARTECIPAZIONE TRA I LAVORATORI.
Forgiamo la nostra linea di difesa con la preparazione adeguata.
Lo Statuto dei Lavoratori seppure mal si presta ai moderni e taglienti pacchetti normativi neoliberisti è uno strumento che tutti i lavoratori dovrebbero conoscere, così come la Legge 223 del 1991 che norma la riduzione del personale, la cassa integrazione, la mobilità, etc., etc. e l’Art. 2112 del C.C. che regola i Trasferimenti d’Azienda e/o rami d’Azienda.
Il Sindacato sebbene strenuo e legittimo difensore dei “Salariati”, senza la ferma volontà, la convincente forza e l’immediato sostegno dei Lavoratori non riuscirebbe più a vincere contro un nemico sempre più agguerrito e potente.
E’ necessario l’apporto di tutti
Senza lo spirito forte della solidarietà tra i LAVORATORI, senza il legame autorevole e rappresentativo del Sindacato che deve saper nuovamente cogliere dalla BASE le rivendicazioni da promuovere e portare avanti incondizionatamente a totale vantaggio dei Salariati d’Italia, il Lavoratore diverrà sempre più arrendevole alla mercè delle Aziende e alle logiche d’Impresa
Per evitare tutto questo e impedire il coinvolgimento inconsapevole dei Lavoratori alle logiche filo-imprenditoriali, è indispensabile che tra i LAVORATORI torni a prevalere il forte spirito della solidarietà che abbinato all’apporto dell’organizzazione sindacale contribuirà ad individuare nuove forme di lotta e partecipazione a sostegno delle imminenti “battaglie" che verranno.